La storia della "fotografa della Dolce Vita": la baresissima Chiara Samugheo
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venerdì 11 febbraio 2022
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di Giulia Mele
Perché sì, lei baresissima, anche se in pochi ne sono a conoscenza. Chiara nacque infatti nel capoluogo pugliese il 25 marzo del 1925. Il suo vero cognome è sempre stato Paparella, ereditato dalla famiglia residente nel quartiere Libertà di Bari. Città quest’ultima in cui la donna è cresciuta, formandosi presso l’Istituto Magistrale Superiore, visto che i genitori volevano che diventasse una maestra elementare.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu però proprio questa “imposizione” a farle prendere la decisione di abbandonare la terra natìa per rifugiarsi nel 1953 a Milano, lì dove sperava di poter realizzare i suoi sogni di artista. Con la scusa di andare in visita a dei parenti in Lombardia, scappò così via dalla Puglia, per ritornarvi solo dopo svariati anni.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiara, dotata di un carattere molto determinato e di un grande desiderio di emancipazione, coltivava infatti sin da giovanissima ambizioni artistiche, sperando di diventare un giorno maestro d’orchestra. Alla musica non ci arrivò mai, ma riuscì in breve tempo ad affermarsi come professionista dello scatto: probabilmente la prima donna italiana a riuscire in tale campo. Tenne mostre in ogni parte del mondo e fu persino insignita della cittadinanza onoraria francese. Il suo archivio fotografico, conservato nel Centro di studi della comunicazione dell’Università di Parma, conta oltre 165mila scatti.
Tutto iniziò dal bar Jamaica di Milano, allora punto di ritrovo di importanti figure dell’epoca, quali Pier Paolo Pasolini, Enzo Biagi, Salvatore Quasimodo e il regista teatrale Giorgio Strehler, il quale, colpito dalla sua bellezza, le propose di intraprendere la carriera di attrice.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ma fu l’incontro con Pasquale Prunas, fondatore del giornale “Sud” e successivamente suo compagno di vita, a dare una svolta decisiva alla sua vita. «Prunas, resosi conto del carattere estremamente indipendente di mia zia, capì che sarebbe stata meglio dietro una camera piuttosto che davanti». A parlare è la barese Daniela Ciriello, nipote di Chiara, che abbiamo incontrato per ripercorrere la vita della fotografa.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Fu proprio Pasquale a regalarle un primo modello di Contax – continua la Ciriello –, iniziando a coinvolgerla nell’ambiente del fotogiornalismo, all’epoca campo prettamente maschile. Lui le suggerì di adottare un nome d’arte, scegliendo quello del paese Samugheo, in provincia di Oristano, preso a caso da una cartina geografica della Sardegna, terra di origine di Prunas».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Chiara infatti non debuttò sin da subito come fotografa di spettacolo, ma utilizzò la sua macchina per servizi di impronta socio-antropologica destinati a mettere in evidenza i problemi e il degrado dell’Italia del Dopoguerra. «I suoi lavori di denuncia sociale vennero molto apprezzati – afferma Pietro Fabris, scrittore e marito di Daniela – ma suscitarono nel contempo numerose polemiche. Quindi lei capì come in quel periodo di “rinascita” per l’Italia bisognava guardarsi avanti e non indietro, liberandosi del ricordo del conflitto piuttosto che alimentarlo».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Fu così che, verso la fine degli anni 50, iniziò ad avvicinarsi al cinema, a quel tempo vera e propria “fabbrica di sogni”. Inviata a Venezia per un’inchiesta sui costi della Biennale, scattò una foto a una delle più grandi dive dell’epoca, l’attrice austriaca Maria Schell, che successivamente pubblicò sulla rivista Cinema Nuovo. Un’immagine che venne unanimamente apprezzata, tanto da far decidere alla Samugheo di abbandonare per sempre il fotogiornalismo per dedicarsi al mondo dello spettacolo.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
E così la donna in breve tempo fu risucchiata nell’universo della “dolce vita”, riuscendo a immortalare stelle quali Sophia Loren, Claudia Cardinale, Raffaella Carrà, Sandra Milo, Gina Lollobrigida, Monica Vitti, ma anche del cinema hollywoodiano come Elizabeth Taylor e Shirley MacLaine.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Anche molti registi e attori vollero farsi ritrarre da lei, tra cui Federico Fellini, Alfred Hitchcock, Marcello Mastroianni, Vittorio Gassman e Marlon Brando. Era però soprattutto con le donne che la Samugheo riusciva a valorizzare al meglio il suo “sguardo”.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Contrariamente alla maggior parte dei fotografi, prevalentemente uomini, che tendevano a raccontare le star cinematografiche solo come oggetti del desiderio, lei riusciva a far emergere il loro lato più personale - afferma Daniela -. Con loro instaurava un rapporto di fiducia, le metteva a proprio agio, ci passeggiava insieme prima di farle mettere in posa. E poi attraverso pochi dettagli, magari un’occhiata, un raggio di luce o una posa particolare, esaltava la bellezza delle attrici, alle quali restituiva un’intimità profondamente reale».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Daniela ci mostra due scatti realizzati dalla zia. Il primo ritrae Claudia Cardinale, il secondo un dettaglio degli occhi di Sophia Loren. «Claudia e Chiara avevano un rapporto di profonda amicizia - racconta la nipote -. Mentre fu Maria Scicolone, sorella di Sophia, a proporle di diventare la fotografa personale della diva. Un’idea che però lei rifiutò, sempre per assecondare il suo bisogno di indipendenza».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Intorno al 1985, in seguito alla morte di Prunas, si trasferì a Nizza, dove visse per circa 31 anni in un appartamento affacciato sulla celebre Promenade des Anglais. Nel corso del tempo non smise mai di pubblicare sulle più prestigiose riviste internazionali. Compì viaggi in tutto il mondo e tenne rassegne persino al museo Guggenheim di New York e al Festival di Cannes.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ogni tanto però faceva ritorno nella sua Puglia. Tenne infatti un’esposizione all’interno della Pinacoteca di Bari e nel 1992 pubblicò un reportage sulle masserie di Puglia e Basilicata con il titolo “Corti nel Verde”. E nel 2013 alcune immagini vennero esposte nella Sala del Colonnato del Palazzo della Provincia.Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
«Chiara, arrivata a una certa età, cominciò a sentire la mancanza dei luoghi di nascita e del calore della sua famiglia - sottolinea la Ciriello -. Fu proprio questo senso di vuoto, unito a una seria malattia, che la convinse nel 2016 a ritornare a Bari, lì dove ha vissuto gli ultimi anni della sua vita, spegnendosi il 13 gennaio scorso».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
Ora il desiderio dei suoi cari è che il capoluogo pugliese ricordi in qualche modo la figura della sua illustre cittadina. «La sua terra di origine ha sempre manifestato indifferenza nei suoi confronti - conclude Daniela -. Oggi però spero che questa città possa iniziare a riconsiderarla, magari semplicemente ospitando alcune mostre: così da permettere alle nuove generazioni di fotografi di imparare ad apprezzarla».Notizia di proprietà della testata giornalistica © Barinedita (vietata la riproduzione)
(Vedi galleria fotografica)
© RIPRODUZIONE RISERVATA Barinedita
Scritto da
Giulia Mele
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